I giovani trovano il Signore nell'azione

“Le domande più difficili le fanno i giovani.” In queste parole di papa Francesco, riportate da p. Antonio Spadaro sul numero 4000 della Civiltà Cattolica e pubblicate oggi dal Corriere della Sera, c’è una chiave di lettura importante di quello che il Papa si aspetta dal prossimo sinodo. “I giovani ti mettono in difficoltà, – continua Francesco – loro sì. I pranzi con i ragazzi nelle Giornate Mondiali della Gioventù o in altre occasioni, queste situazioni mi mettono in difficoltà”.
E si intravede che per il Papa le domande difficili non sono solo quelle rivolte dai giovani, in maniera “sfacciata e sincera”, in alcune specifiche occasioni, ma quelle che essi pongono con la loro vita. “A volte la pastorale vocazionale non risponde alle loro attese” ed è necessario interrogarsi su modalità differenti per parlare e rispodere loro.
Sono queste le motivazioni che hanno portato alla scelta del tema del prossimo sinodo dei vescovi che accomuna, attraverso la chiave ermeneutica del discernimento, la questione dei giovani con quella delle vocazioni. E il Papa descrive questo atteggiamento, che appare centrale nel suo pontificato, come l’”andare avanti nel grigio della vita secondo la volontà di Dio. E la volontà di Dio si cerca secondo la vera dottrina del Vangelo e non nel fissismo di una dottrina astratta”.
Per rispondere alle domande dei giovani Francesco mette al centro due parole: ascolto e movimento: “le cose statiche non vanno. Soprattutto con i giovani”. Per questo il sinodo dovrà aiutare a trovare strade nuove e non potrà limitarsi a chiedere ai giovani di ascoltare, ma dovrà mettersi in loro ascolto. “Si deve lavorare con i giovani facendo cose, lavorando, con le missioni popolari, il lavoro sociale, con l’andare ogni settimana a dar da mangiare ai senzatetto. I giovani trovano il Signore nell’azione. Poi, dopo l’azione si deve fare una riflessione. Ma la riflessione da sola non aiuta: sono idee… solo idee. Dunque due parole: ascolto e movimento. Questo è importante. Ma non solamente formare i giovani all’ascolto, bensì innanzitutto ascoltare loro, i giovani stessi. Questo è un primo compito importantissimo della Chiesa: l’ascolto dei giovani”.
09 febbraio 2017

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