Dal Giappone

“Kimi no na wa”, i sentimenti al tempo di internet

Una storia di amore e amicizia, dove la tecnologia serve a chiedere: “Quale è il tuo nome?”
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Una “semplice e bella” storia di amicizia, in cui la tecnologia è strumento per conoscere l’altro, destinato a lasciare spazio alla memoria del cuore e a una domanda urgente: “Come ti chiami?”. “Kimi no na wa” (Il tuo nome) è il film d’animazione del regista giapponese Makoto Shinkai che nel 2017 ha sbancato i botteghini giapponesi, ottenendo successo anche nel resto del mondo.

“Questo film ha smosso una coscienza positiva sull’uso delle chat”, afferma il padre Andrea Lembo, superiore generale del Pime in Giappone, spiegando che la pellicola racconta “una semplice e bella storia di amicizia e amore, veicolata da un mezzo di comunicazione. In questo racconto, la tecnologia non è il fine, ma lo strumento per capire quello che sta succedendo e vivere nello spazio e nel tempo l’uno dell’altro. Poi il mezzo di comunicazione viene meno, perché i messaggi si cancellano. Quello che rimane, nella memoria del cuore, è il sentimento profondo di aver conosciuto nell'intimo una persona. Resta una ‘retro-memoria’ e tutto si coagula in ‘quale è il tuo nome?’”.

In Giappone, il nome ha una grande importanza anche per via degli ideogrammi, i kanji. “Quando si dà il nome a un bambino, scegliere i kanji è dare il significato della vita”. “In questa storia di amicizia, di amore, c’è una bellissima storia di salvezza: i protagonisti si amano in modo così profondo che lui, anche davanti agli amici, si espone in questa pazzia e va alla ricerca di lei. C’è questa bellissima scena di una notte in preghiera, lì dove la ragazza con la nonna aveva portato il saké. In molte religioni vi è il passaggio della notte in preghiera per avere un’illuminazione al mattino, e anche nello shinto non mancano”. Ancora una volta, nel film “si assapora la tradizione giapponese, facendola rivivere nel mondo contemporaneo in maniera molto positiva”.

 

10 ottobre 2018