Dicastero

Le ‘buone pratiche’ nella promozione e formazione dei fedeli laici

“Ampliare la nostra comprensione delle attuali condizioni dei fedeli laici” ed “estendere lo sguardo agli angoli sempre più secolarizzati della società che vengono facilmente trascurati quando si discute della vita della Chiesa”
card. Kevin Farrell.jpg

Il card. Kevin Farrell, prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, introduce questo pomeriggio a Roma i lavori dell’incontro internazionale “Promozione e formazione dei fedeli laici. Buone pratiche” promosso dal Dicastero, e ne spiega gli obiettivi. Tre giornate di confronto (26 – 28 settembre) con circa 40 rappresentanti di 15 Conferenze episcopali sul tema della formazione dei laici per tracciare una panoramica sui diversi continenti. Questa mattina i partecipanti hanno preso parte all’udienza generale con Papa Francesco in piazza San Pietro. “Non possiamo limitarci a ciò che è già nella ‘sfera della Chiesa’ – così il cardinale Farrell – ma possiamo iniziare offrendo sostegno ai nostri fratelli e sorelle in Cristo che potrebbero non avere l'organizzazione o le risorse per avviare programmi e iniziative volti a realizzare la missione di evangelizzazione”. Dopo aver richiamato l’origine del Dicastero – nato nel 2016 dalla fusione dei precedenti Pontifici Consigli per i laici e per la famiglia – il prefetto ne sottolinea la missione: “promuovere nei fedeli laici la consapevolezza della loro corresponsabilità, in virtù del Battesimo, nella vita e nella missione della Chiesa”. In questa nuova stagione l'intenzione della Santa Sede è “concentrarsi maggiormente sulle parrocchie locali, dove molti fedeli laici, in particolare quelli che non fanno parte di nessun movimento ecclesiale, incontrano il Signore e la sua Chiesa”.

Per Papa Francesco il ruolo dei laici nella Chiesa “è importante quanto quello del clero e deve quindi ricevere il dovuto rispetto e apprezzamento. Siamo chiamati a lasciare che i laici siano laici e i preti siano preti”. Più volte il Papa, ha ricordato il prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, “ha sottolineato l'importanza dei fedeli laici e la necessità di evitarne la clericalizzazione”, e prima di lui san Giovanni Paolo II ha messo in guardia dalla clericalizzazione dei laici e dalla laicizzazione del clero. Alla luce della “reciprocità tra clero e laici”, l’invito a “condividere alcuni modi particolari” in cui la missione di evangelizzazione viene vissuta e ad “esplorare aree in cui la Chiesa può offrire ulteriore sostegno”. Sempre nel rispetto delle “differenze culturali che inevitabilmente richiedono metodi e approcci diversi per affrontare la promozione e la formazione dei laici nelle varie parti del mondo”. In vista della missione evangelizzatrice “dobbiamo prima acquisire gli strumenti e la preparazione necessari. E per offrire preparazione ai fedeli laici quale posto migliore delle parrocchie locali che frequentano?”.

A fine giornata, nell’omelia alla celebrazione eucaristica, il cardinale ha ricordato come il Signore vuole, innanzitutto, “che ci poniamo in una prospettiva missionaria. Sapete bene che uno dei più grandi desideri di Papa Francesco è che entri nella Chiesa, a tutti i livelli, una nuova mentalità missionaria. Si tratta di acquisire una mentalità nuova, uno sguardo nuovo per rivolgerci a chi non ancora è stato raggiunto dal Regno di Dio”. In questo senso, dobbiamo “intendere la promozione e la formazione dei fedeli laici, come un cammino che tende in ultima analisi alla formazione di discepoli missionari, per usare un’espressione cara a Papa Francesco”.

 

26 settembre 2018