Ad limina

Scozia: una Chiesa unita dinanzi alle sfide

In visita ad limina presso il nostro Dicastero, i vescovi scozzesi hanno condiviso l’esperienza di una Chiesa pur minoritaria, ma senza timore di far sentire la propria voce
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700.000 cattolici su una popolazione di oltre 5 milioni. La Chiesa cattolica in Scozia è presente e chiara nel dibattito su temi sensibili come il fine vita, la ricerca sugli embrioni, l’equiparazione tra “matrimonio” omossessuale e quello tra un uomo e una donna, l’aborto.

Nell’opinione pubblica scozzese, tutte le questioni etiche sono conosciute come “questioni cattoliche”, a riprova di come la Chiesa sia rimasta l’unico baluardo nella difesa dei valori della vita umana dal concepimento alla morte naturale, del bene della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, nella promozione delle cure palliative e nell’accompagnamento dignitoso dei morenti contro l’eutanasia e il suicidio assistito.

Consapevoli di essere una voce nel deserto di una società fortemente secolarizzata e relativista, i vescovi rinnovano la ferma determinazione a non venir meno alla loro missione di annunciare il vangelo di Cristo, nonostante le debolezze umane. Infatti, con grande umiltà, hanno raccontato come la Chiesa sia stata sconvolta dagli scandali degli abusi sui minori, coinvolgendo anche alcuni vertici e come stiano risalendo la china, ripristinando reputazione e autorevolezza, ma soprattutto riannodando con pazienza i fili della fiducia con le famiglie.

Per questa rinnovata sfida della nuova evangelizzazione della Scozia, i vescovi disegnano una Chiesa unita in cui laici e chierici assumono con senso di corresponsabilità, ognuno per la parte che gli compete, la propria missione. Ciò non sarà possibile senza una conversione da parte di tutti. È richiesto ai chierici il superamento del modello culturale e sociale che ha sempre visto nel sacerdote l’uomo solo al comando della Chiesa locale. Invece, l’ecclesiologia di comunione deve diventare una realtà concreta che s’incarna nella vita e nelle strutture delle parrocchie e delle diocesi. Soprattutto tenendo conto del fatto che oggi la Chiesa scozzese sconta una vera penuria di sacerdoti.

Dinanzi alle sfide - alto tasso di suicidio tra i giovani,  dipendenze di ogni genere, disoccupazione… -, i laici devono impegnarsi nelle proprie comunità e inserendosi anche nel pubblico con la loro specifica identità. Le famiglie, i giovani sono tutti chiamati a sentirsi in missione, nel mondo, con la gioia del Vangelo nel cuore, avvalendosi con audacia e creatività dei mezzi di comunicazione e delle nuove tecnologie per formarsi ed evangelizzare.

I laici possono già contare sulla solida preparazione catechetica che la Chiesa offre attraverso una fitta rete di scuole cattoliche. Se la fede cattolica è sopravvissuta nella Scozia del dopo Riforma, lo deve proprio ai genitori, ai nonni che hanno saputo trasmettere una fede semplice ma salda alle giovani generazioni. Oggi invece, molti genitori hanno abdicato al loro ruolo di catechisti dei loro figli: non si prega più in famiglia; si va sempre meno a messa la domenica insieme. Per questo i vescovi sono consapevoli di dover potenziare la pastorale familiare e la formazione degli agenti per essa, affinché la famiglia torni ad essere la prima custode della fede e il centro di irradiamento del Vangelo.

“Per preparare gli operatori della pastorale familiare, – ha sottolineato il Cardinale Farrell, Prefetto del Dicastero –, occorre cercare un equilibrio tra formazione e missione, tra catechesi e opera di evangelizzazione. I laici hanno bisogno non solo della preparazione intellettuale; devono riscoprire la missionarietà e il discepolato come connotati intimi della vocazione cristiana battesimale”.

 

 

 

12 ottobre 2018