Giovani
L’ex coordinatore della pastorale giovanile in Polonia è diventato "vescovo GMG"
Nello stemma episcopale di monsignor Suchodolski la croce e l'icona Salus Populi Romani
Il 1° giugno nella diocesi polacca di Siedlce è stato ordinato vescovo mons. Grzegorz Suchodolski, segretario generale del Comitato Organizzatore della GMG di Cracovia 2016 e responsabile della partecipazione dei giovani polacchi a questi incontri negli anni 1996 – 2016. Nel suo stemma, il vescovo ha inserito due simboli della GMG: la croce e l'icona Salus Populi Romani. Anche il suo motto, “Annunciare Gesù Cristo”, è ispirato dalle parole di S. Giovanni Paolo II ai giovani, iscritte sulla Croce della GMG.
“Ho guardato queste parole più volte e le ho fatte oggetto della mia meditazione. Molte volte ho visto i giovani inginocchiarsi davanti a questa croce con emozione, offrendo la loro vita a Gesù. Oggi accolgo queste parole come un testamento spirituale che mi è stato dato da San Giovanni Paolo II e spero che lui mi aiuterà ad essere fedele a questo annuncio”, dice.
Come spiega mons. Suchodolski, è intorno agli Simboli della GMG che ha scoperto la Chiesa e le sue diverse dinamiche: “Ho sperimentato la bellezza della Chiesa universale, che vive nelle Chiese locali. Ho conosciuto i diversi movimenti e comunità che lo Spirito Santo dona alla sua Chiesa. Ho guardato al ministero meraviglioso e pieno di dedizione dei pastori della Chiesa, sia presbiteri che vescovi. Ho imparato le strutture delle diocesi, dei concili e delle congregazioni vaticane, così come le interrelazioni tra le conferenze episcopali e le singole diocesi. Ho fatto mie le preoccupazioni dei giovani che cercano sinceramente Gesù e che superano diverse sfide per poter partecipare alle GMG”.
Il vescovo polacco sottolinea anche il valore degli incontri mondiali come modo per scoprire e innamorarsi della Chiesa: “Per molti giovani oggi la Chiesa è un'istituzione troppo lontana, che spesso comunica in un linguaggio che a loro può sembrare incomprensibile, ‘arcaico’. Molti di loro non conducono alcuna vita spirituale, non pregano, non leggono la Bibbia e non praticano. Pertanto, una delle sfide della pastorale giovanile, che si realizza perfettamente durante la GMG, è quella di ‘avvicinare’ la Chiesa a loro, in un certo senso ‘riscaldando’ la sua immagine. I giovani che hanno l'opportunità di incontrare il loro vescovo, di fargli domande, di passare del tempo con lui nella preghiera comune, nel riposo e nel pellegrinaggio, cominciano a vedere la Chiesa come una realtà a vicino a loro. Di seguito molti di loro cercano una tale vicinanza ed apertura anche nelle loro diocesi e nelle loro parrocchie”, conclude.
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