Papa Francesco
Nel nome della Madre
Nel lessico scelto dal Pontefice per i giorni di festa un richiamo costante e concreto ai temi della famiglia e della vita
L’anno appena iniziato, che “si apre nel nome della Madre di Dio”. Maria che, ponendosi come madre tra suo figlio Gesù e gli uomini, svolge “una funzione molto speciale”. Ancora, “tutti i genitori”, non proprietari ma “custodi della vita dei figli”, con l’incarico di “aiutarli a crescere, a maturare”. Infine, la “missione” alla quale è orientata la famiglia: “creare le condizioni favorevoli per la crescita armonica e piena dei figli, affinché possano vivere una vita buona, degna di Dio e costruttiva per il mondo”.
Madre, donna, figli. Ma anche dono, bellezza, fragilità: le parole che Papa Francesco ha pronunciato nei giorni di festa appena trascorsi grondano umanità rievocando continuamente e concretamente i temi della famiglia e della vita.
Di vita umana “da servire” ha parlato Francesco il primo dell’anno, nell’omelia per la solennità di Maria Santissima Madre di Dio: “Ogni vita, da quella nel grembo della madre a quella anziana, sofferente e malata, a quella scomoda e persino ripugnante, va accolta, amata e aiutata”. Dio, ha continuato il Papa nel corso della stessa omelia, “è vicino all’umanità come un bimbo alla madre che lo porta in grembo” e in questo modo “l’uomo non è più solo; mai più orfano, è per sempre figlio”, immerso nella “bellezza di saperci figli amati, di sapere che questa nostra infanzia non ci potrà mai essere tolta”.
A proposito della Madonna, alla quale ha affidato il 2018, Papa Francesco ha sottolineato che la devozione nei suoi riguardi “non è galateo spirituale”, bensì “un’esigenza della vita cristiana” che aiuta a “ritrovare ciò che conta”: “il dono della Madre, il dono di ogni madre e di ogni donna – ha proseguito – è prezioso per la Chiesa”, che appunto “è madre e donna”.
Sulla “funzione molto speciale” svolta da Maria il Papa si è soffermato nell’Angelus dello stesso 1° gennaio, ricorrenza della 51ª Giornata mondiale della Pace sul tema “Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace”. “Maria intercede, come a Cana, consapevole – ha detto – che in quanto madre può, anzi, deve far presente al Figlio i bisogni degli uomini, specialmente i più deboli e disagiati”.
E se “nei passi di Giuseppe e Maria si nascondono tanti passi” e “vediamo le orme di intere famiglie che oggi si vedono obbligate a partire”, – ha evidenziato nell’omelia pronunciata nella basilica vaticana la notte di Natale - “ogni volta che le famiglie, anche quelle ferite e segnate da fragilità, fallimenti e difficoltà, tornano alla fonte dell’esperienza cristiana, si aprono strade nuove e possibilità impensate”, ha aggiunto nell’Angelus per la Festa della Santa Famiglia di Nazareth, l’ultimo giorno dell’anno.
La “pienezza del tempo” è stata il fulcro dell’omelia in occasione del Te Deum: dal momento che “la fede ci fa contemplare e sentire che Gesù Cristo, Verbo fatto carne, ha dato pienezza al tempo del mondo e alla storia umana”, “la prima a sperimentare questo senso della pienezza donata dalla presenza di Gesù è stata proprio la ‘donna’ da cui Egli è ‘nato’. […] Attraverso di lei è sgorgata la pienezza del tempo”. Anche questo tempo dell’anno 2017, “che Dio – ha riflettuto il Papa – ci aveva donato integro e sano, noi umani l’abbiamo in tanti modi sciupato e ferito con opere di morte”. Non solo con le guerre, ma anche – ha concluso – con “tutte le piccole e grandi offese alla vita, alla verità, alla fraternità, che causano molteplici forme di degrado umano, sociale e ambientale”.
06 gennaio 2018
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