Libri
Sessualmente (quasi) liberati
Il saggio di Thérése Hargot, osservatorio laico sull’affettività (non del tutto) perduta
Alla base, una domanda. Che ne abbiamo fatto della liberazione sessuale conquistata negli anni Sessanta? Parte da qui Thérése Hargot, sessuologa belga 33enne laureata in Filosofia e specializzata in Scienze sociali alla Sorbona, nella sua indagine sfociata nel volume “Una gioventù sessualmente liberata (o quasi)”, primo libro pubblicato in Italia dalla terapeuta e insegnante che vive a Parigi e con il suo saggio ha sconvolto la Francia. Quello che ne emerge è un quadro per alcuni versi drammatico ma reale sulla sessualità degli adulti e soprattutto dei giovani.
Il Thérése Hargot Tour ha fatto tappa a Roma nel giorno della Festa della donna, e alla presentazione del volume, a Largo di Torre Argentina, erano presenti la giornalista cattolica Costanza Miriano e Alessandra Di Pietro, che si autodefinisce “giornalista, femminista e biofila”. Nel dialogo tra le tre donne sono stati affrontati gli argomenti più disparati, dalla contraccezione alle quote rose, passando dalla pornografia e dalla sessualità precoce per arrivare alla parità dei sessi, un miraggio anche e soprattutto in un periodo di apparente libertà per le donne. “In realtà – ha spiegato la Hargot, il cui punto di vista è squisitamente laico – la presunta rivoluzione di circa trent’anni fa ha portato da un’obbedienza all’altra, dove schiava rimane la donna”. A partire dalla tanto sbandierata contraccezione ormonale: “In nome di che cosa dovremmo assumerci il rischio di una malattia cardiovascolare per introdurre nel nostro corpo una pillola che è, tra l’altro, anche dannosa per l’ambiente dal momento che deriva da processi di sintesi fatti in laboratorio?”. In più, la contraccezione ormonale e la conseguente possibilità di “programmare” la maternità hanno profondamente mutato l’approccio psicologico delle donne alla gravidanza, tanto che “scegliere di avere un figlio porta ad aspettarsi figli perfetti e a pretendere di essere madri impeccabili. Avresti potuto abortire ma l’hai tenuto, quindi hai il dovere di essere una buona madre. Non puoi dire che sei stanca, né che è difficile. Se tuo figlio ha un problema, il problema è tuo perché potevi non averlo ma l’hai voluto. Una contraccezione così risponde ai desideri delle donne di oggi? Io credo servano alternative”.
In questo senso alcune frange femministe hanno mancato le loro promesse alle donne, confezionando un modello emulativo, ha proseguito la Hargot, “che ci vuole far lavorare, guadagnare e vivere esattamente come gli uomini, facendoci diventare pallide copie dei maschi invece di esaltarci e valorizzarci nelle nostre meravigliose peculiarità: purtroppo è quello che accade quando il femminismo va a braccetto con il liberismo, il corpo femminile diventa capitale e perde la propria identità”.
Alla causa delle donne, secondo la sessuologa, “non servono tanto le quote rosa” quanto “il ripensamento del mondo del lavoro, la valorizzazione del part-time, ad esempio, e il passaggio da concezione lineare a ciclica dell’iter professionale”. Solo così si eviterebbero i cortocircuiti che portano i giovani ad aspettare di avere il lavoro e poi la casa prima di pensare a un figlio, “tanto se poi non viene si può fare la fecondazione assistita o cercare una madre surrogata. Tutto ciò è assurdo. Il nostro corpo non è moneta di scambio: ma perché sia così occorre un nuovo modello di società dove a dominare non sia il denaro”. Né la “morale del consenso”: “La sessualità è il luogo dove cerchiamo una risposta alle domande della nostra esistenza. Ci conformiamo al desiderio dell’altro nella speranza di sentirci amate. Barattiamo la nostra libertà per avere conferma nella coppia, un contesto che può davvero diventare pericoloso se ciascuno dei suoi membri non ha costruito la propria identità personale: la coppia felice – ha concluso - è quella composta da due celibi felici”.
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