Balcani
Una Chiesa in diaspora che non teme di testimoniare il Vangelo

I vescovi della conferenza episcopale di Cirillo e Metodio, che raccoglie Serbia, Montenegro, Kossovo e Macedonia, descrivono la loro comunità come una Chiesa in diaspora in zone a maggioranza ortodossa o islamica.
In tutte le diocesi i vescovi affermano di avere “buoni collaboratori laici che, anche a causa della scarsità delle vocazioni, si prendono cura delle comunità”.
In Montenegro, ad esempio, sono per lo più laici gli incaricati delle Caritas, della catechesi, della liturgia e dell’insegnamento.
Si tratta di Chiese che soffrono l’esodo di gran parte della popolazione, specie i giovani ed in particolar modo quelli più istruiti, verso le nazioni europee più ricche.
Uno dei temi al centro del dibattito con il Prefetto e gli officiali del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita è stato quello dei matrimoni misti, che sono la grande maggioranza, e delle problematiche che essi implicano. La condizione di minoranza fa sì, molto spesso, che siano i cattolici a mettere da parte la propria fede.
I vescovi hanno sottolineato come la partecipazione alla Giornata Mondiale della Gioventù sia per i giovani di queste terre un’occasione per rafforzare l’appartenenza ad una comunità più vasta e per superare il timore di essere minoranza. In modo analogo la partecipazione ad eventi ecumenici, come quelli organizzati dalla comunità di Taizè, dona loro coraggio ed aiuta a vivere “in uscita”.
L’apporto dei laici macedoni è stato prezioso per fronteggiare la crisi dei profughi in transito nei Balcani e diretti verso l’Europa centro-settentrionale.
31 gennaio 2017

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