Dublino: Marco Brusati

Tempo analogico nell’era digitale, una conquista difficile ma non impossibile

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“La Sapienza biblica ci suggerisce che “c'è un tempo per nascere e un tempo per morire (…) un tempo per piangere e un tempo per ridere (…) un tempo per tacere e un tempo per parlare” (Qoelet, 3). Questo “tempo per”, ovvero un tempo dedicato e finalizzato, esiste ancora alla soglia degli anni Venti del XXI secolo?”

È con questo interrogativo che Marco Brusati, docente presso l'Università di Firenze nel master "Pubblicità Istituzionale" e direttore di Hope Music School, ha aperto il suo intervento al Congresso teologico pastorale di Dublino, nel panel sul tema “The Family that Prays Together: Finding Time for Prayer in a Digital Age”.

“Oggi – ha proseguito - siamo in viaggio verso la diffusione di massa della realtà virtuale (la realtà senza realtà) e dell’intelligenza artificiale (la persona senza persona); intanto si sta chiudendo la fase della diffusione globale dei tablet (Smartphone, Pad e ibridazioni) che, funzionando senza cavi di collegamento, hanno tagliato il cordone ombelicale che ci teneva collegati a qualcosa o a qualcuno. In questa situazione, che sta facendo sperimentare alle famiglie cristiane la crisi del processo traditio - receptio – redditio, anche il tempo si è trasformato da analogico a digitale”.

Brusati ha poi elencato le caratteristiche principali di questa trasformazione:

“1) Ipertrofia del futuro: nel tempo analogico c’è un passato che insegna (historia magistra vitae), un presente da vivere, un futuro da preparare e poi consegnare; nel tempo digitale il passato è sor-passato ed inutilizzabile (‘quel che è stato, è stato!’), mentre il presente ha valore in quanto ‘non-è-presente’, ma ‘già-futuro’ (mitologia del progresso infinito).

2) Multitasking: nel tempo analogico le azioni si susseguono in maniera consequenziale e gerarchica (p.e.: studiare, imparare, applicare le conoscenze nel lavoro); nel tempo digitale le azioni si presentano contemporaneamente in maniera casuale e di pari valore (ad esempio: rispondere a una chat durante un pranzo di famiglia o di lavoro, oppure durante una celebrazione eucaristica).

3) Frammentazione: il tempo analogico è lineare (p.e. nelle religioni monoteiste), ciclico (p.e. nelle filosofie e/o religioni orientali) o a spirale (p.e. nel modello hegelo-marxiano); il tempo digitale è frammentato in istanti non consequenziali e non in necessaria relazione tra loro.

4) Espropriazione: il tempo analogico è di chi lo vive; il tempo digitale è di chi produce strumenti e contenuti digitali, che dettano ritmi, necessità e contenuti a livello globale”.

Questa transizione, ha aggiunto l’esperto, “sta avendo conseguenze anche nella famiglia che cercano il tempo per pregare. Eccone alcune:  

1)         le preghiere tradizionali (come anche la tradizione tout court), vengono considerate parte del passato e non del presente;

2)         difficoltà a comprendere che la preghiera ha bisogno anche di tempi esclusivamente dedicati ad essa;

3)         difficoltà a trovare il senso della preghiera nella relazione con le altre azioni e avvenimenti della vita;

4)         la preghiera è considerata un atto irrazionale per creduloni da parte dei padroni del tempo digitale”.

In conclusione, per Brusati “il primo passo da compiere è iniziare a riappropriarci del tempo in chiave analogica, per tornare ad avere ‘un tempo per’, come ci indica la Sapienza biblica. Un percorso difficile, ma non impossibile”.

24 agosto 2018